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presenta
AMARE DOLCI COSE
scritto e diretto da Emanuele Modafferi
con Massimo Lo Presti e Vanessa Schiavone
collaborazione all’allestimento: Valentina Alfarano

Gennaio 2017: a un anno dal debutto, sottoposto a studio ed approfondimento, torna lo spettacolo ideato e diretto da Emanuele Modafferi, inaugurando SpazioTeatro Factory, una sezione dedicata a progetti teatrali (testi, spettacoli, perfomance, installazioni) interamente ideati e realizzati da artisti under 35.

Due attori, colleghi, amici e forse qualcosa di più.
Due modi diversi, ma non troppo, di intendere vita e lavoro.
Due possibili percorsi di vita alla ricerca del proprio io più autentico.
Attraverso una struttura dialogica a tratti surreale, come può apparire a volte la realtà, Ignazio e Monica si confrontano, si mettono in discussione, affrontano le più intime paure, senza mai arrendersi, in un dialogo continuo, interiore ed esteriore, che li spinge a cercare l’autenticità in ogni loro gesto, ad andare oltre i ruoli prestabiliti, oltre una comunicazione banale studiata a memoria come da copione.
Amare dolci cose mette in scena uno spettacolo in cui il pubblico è portato a spingersi al di là dei limiti del pensiero, a diventare esso stesso protagonista, seppur lontano dai riflettori, per mettere in discussione automatismi e pregiudizi tramite le parole e le azioni compiute da Ignazio e Monica, rivolti verso un palcoscenico che assomiglia alla vita stessa, dove a volte si vorrebbe sentire un applauso di gratitudine anche se, in fondo, ciò che conta è il potersi donare pienamente all’incontro con l’altro.

Note di regia
La scena si presenta essenziale: una nuvola sospesa sul tetto sta in fondo alla parete, e una stuoia, stesa in lunghezza al centro del palco, divide la scena in due settori come a proiettare il pubblico in una strada che punta verso la nuvola.
I due attori nello svolgersi delle scene si muovono in vari ambienti simbolizzati dai suoni ambientali più vari che riportano a realtà quotidiane e ad altre più surreali che sconfinano nel sogno e nella fantasia.
Il pubblico è protagonista di questo viaggio che racconta del desiderio di vivere pienamente il presente e di riconoscersi attraverso la solitudine vissuta e soprattutto nel confronto e nel rapporto con l’altro.
Assistendo ad un apparente violazione della privacy dei personaggi messi in scena, il pubblico è invitato a condividere una volontà di autenticità, di presenza integrale, di andare oltre una comunicazione banale, imparata a memoria, diventando indirettamente coprotagonista della scena e della sua interpretazione.
Con questo spettacolo si è cercato di spingere gli attori a realizzare un rapporto più profondo col pubblico per stimolare in entrambi i sensi un livello di ascolto e partecipazione profonda, attraverso la messa in scena di situazioni quotidiane e surreali, intime e difficili da condividere, per superare quelle paure, pregiudizi e automatismi che ci impediscono di essere presenti e autentici grazie ad una ritrovata innocenza, al gioco e all’autoironia, necessari per vivere bene in relazione con se stessi e con gli altri.

ADC 6 Costantino